Sarvegu: dialetto genovese, agg. selvatico/selvaggio/rustico
per estensione, sost. persona che non dà confidenze /che non gradisce smancerie / non incline alla socialità di facciata / orso.

sabato 8 settembre 2012

Chi non fa non falla



Scaricata oggi da internet. La didascalia spiega: Pulcini maschio, non faranno mai uova. Da scartare.
Certo, messa così fa rabbia.
Mi è utile che sia così per un pensiero che voglio percorrere anche se, per scrupolo, ipotizzo almeno un'altra ipotesi che comunque sposta di poco i concetti che poi mi esporrò: mi fa strano che accanto ad una "fabbrica" di uova non sia stata installata una "fabbrica" di polli. Ma anche in quel caso ci sono sempre degli "scarti" di lavorazione, "merce" non adatta alla lavorazione perché "difettosa", metti sia in qualche modo infetta e quindi non "adatta all'alimentazione umana".
Faccio comunque conto che siano pulcini sani scartati, anche se non è vero è verosimile.
Due o tre cose che mi colpiscono di questa foto:
Magari è scattata dietro casa mia, però nel mio immaginario la colloco in una qualche "fabbrica" slava o russa. Chissà, forse la neve, il fazzoletto in testa all'operaia che mi fa tanto matrioska (operaia, chi l'ha detto? Magari è la padrona), i contenitori hi-tec per la raccolta differenziata organica (saranno classificati come umido?), i muri della fabbrica (sembra più un edificio di contadina campagna) scantucciati.
Come ripeto, non so assolutamente niente di questa foto; semplicemente la guardo e penso.
C'è un fotografo. è incongruo in una fabbrica o in una fattoria. Magari è lì a realizzare un servizio sulla disgrazia di una fattoria di semplici contadini colpita da una infezione da aviaria. Arriva l'analogo della Asl, via, tutto da eliminare. Poveri contadini (ah sì, e poveri anche i pulcini).
Mettiamo invece che sia una "normale" e quotidiana procedura di lavoro. Natascia (quella con il fazzoletto rosa), stamattina si è alzata di buonora ed è andata in fabbrica. Le hanno detto di buttare via i "pezzi" difettosi. E lei lo fa, semplicemente. Come le avranno insegnato a fare.
Certo, i primi giorni sarà stata dura. Non sono "freddi" i "pezzi", pigolano. Chissà se pregano stupiti il loro Dio antropomorfo affinché all'ultimo intervenga o per lo meno li accolga nel Suo Celeste Nido. Magari Natascia, se ha un cuore di mamma, se l'è anche chiesto.
Ma le avranno detto di sbrigarsi che lavoro ce n'è tanto, si può mica star lì a piangere per tutti i "pezzi".
Così Natascia, con la morte nel cuore, i primi giorni ha eseguito e la notte avrà avuto gli incubi.
Poi ci si abitua a tutto e bisogna pur campare. A casa c'è da mettere su la cena, ci sono i bambini con i compiti, c'è una vita normale da mettere su giorno per giorno.
Allora il passo dopo è immaginare cosa poteva passare in testa ad un uomo "normale" qualche annetto fa. Ha magari finalmente un lavoro, una bella divisa aziendale, uno status sociale "approvato".
Gli hanno detto che il suo compito è eliminare dei "pezzi" difettosi e che il lavoro rende liberi.
Lo lascio lì da parte questo pensiero, mi è difficile affrontarlo. Mi ricorda quando mio nonno, semplice operaio senza lavoro, emigrò proprio in quegli anni in Germania. Lavorò in più fabbriche, le ultime due fabbricavano munizioni.
-Nonno! – esclamai, - tu la dovevi distruggere quella fabbrica!
Mi disse solo, in genovese, - se fa fitu a dilu, si fa presto a dirlo.
Sì, è vero, si fa presto a dirlo.
Sono ricco di belle citazioni, qui ce ne affianco una che mi sembra perfetta.
"Perché il male trionfi è sufficiente che gli uomini buoni non facciano nulla".
Beeeeella sentenza.
Ben detto!
Siamo tutti più contenti, approviamo energicamente con il capo.
Giù con altri pensieri.
La carne di mucca. Madonna quanto è buona!
Non è una mucca, è un pezzo di carne che già intuisci succulente nel suo incarto lì al banco frigo della Superal o della Coop. Sì, lo so che è di mucca, ma è completamente "staccata" dal concetto di mucca. è semplicemente della materia, della sostanza, che se ben cucinata mi soddisfa assai.
Quanta carne mangerei se dovessi io macellare la mucca?
Ho visto le mucche macellate. Per lavoro ho visitato una moderna e grandissima macelleria, non mi ricordo più quanti mila "pezzi" lavorati al giorno. C'è della scientificità, davvero tanto di cappello.
I pezzi arrivano e sono alloggiati in un reparto separato a decantare, lo stress del viaggio lascerebbe troppo acido lattico nei muscoli. Dopo un paio di giorni (non mi ricordo se a digiuno, la similitudine sarebbe davvero sbalorditiva!) i "pezzi" vengono incanalati e raggiungono una paratia. Entrano uno alla volta. Vengono velocemente lavorati da un operaio (ripeto operaio, una persona normale, magari il marito di Natascia, regolarmente assicurato, retribuito, paga le sue tasse, ha la sua famiglia, segue i suoi corsi retribuiti di formazione obbligatoria sulla sicurezza sul posto di lavoro ecc ecc ecc) dopo di che il "pezzo", liberato da un'inopportuna per lo scopo ma naturale mobilità, è appeso con un gancio ad una cremagliera che corre sul soffitto e lavorato, dapprima con delle seghe elettriche (sì, quelle che ci butti giù gli alberi) e poi via via i pezzi del "pezzo" sono avviati ad altri sottoreparti che recuperano… tutto!
Il sangue caduto è raccolto dai pozzetti e servirà a fare concime assieme ad altre parti non commercializzabili. Le ossa, gli zoccoli, le corna si utilizzano non mi ricordo più a cosa. Mi rimase impressa l'operaia il cui compito era insufflare aria con un piccolo compressore alle budella del "pezzo", poi provava questo budello gonfio su una dima forata per determinarne il calibro. Si utilizza per i vari insaccati.
Il tutto è supervisionato da una serie di computer che seguono le varie fasi di lavorazione, dal peso del "pezzo" in partenza fino all'inscatolamento finale. Cito a memoria, magari sbaglio, ma mi sembra di ricordare la guida ci disse che al termine di una giornata di lavoro di mila "pezzi", il delta totale (disse proprio "il delta") di peso sparito dell'intere tonnellate era di 4 chili.
C'è scientificità o no?
Un'immagine mia mentale che da quel giorno mi è rimasta impressa è che il "pezzo" in quella fabbrica ... svaniva, svaporava. Entrava un "pezzo" e se ne perdevano le tracce. Alla fine c'erano cartoni, scatole di latta, blister. Il "pezzo" non c'era più.
L'unico tratto di lavorazione che non ci fecero vedere per ovvi motivi è stato quello tra l'ingresso del "pezzo" al ciclo di trasformazione e la sua uscita, immobile tranne trascurabilissimi spasmi "post", appeso alla cremagliera. Con gli anni poi e grazie ad internet ho colmato anche questa lacuna della mia cultura.
L'uscita del nostro gruppo di visitatori coincise con il fischio della sirena per la pausa di pranzo, la fabbrica si fermava per un'oretta. Ci condussero verso la mensa per un assaggio dei prodotti dell'azienda. Passammo accanto ai "pezzi" incanalati prima della paratia.
Stavano lì.
Cazzo se parlano quegli occhi, cazzo se ti dicono che lo sanno cosa c'è "oltre" quella paratia.
Accarezzai la testa del secondo "pezzo" della fila. Chissà che cazzo pensavo di fare. Mi guardava. Le ho dato una carezza, sarò assolto per questo?
Mangio ancora adesso la carne lo stesso, sono dei pezzi anonimi, mica sono mucche.
Ora anche i pulcini.
E che cazzo.
E i cani randagi a giugno scorso per gli Europei? Che pena vero?
Mi chiedevo cosa ne pensasse la vedova di quel camionista sbranato giù a Roma o dov'è che fosse; avrà cliccato anche lei sulle foto di Facebook che denunciavano lo scempio?
Una gallina è solo il modo con il quale un uovo fa un altro uovo.
Cazzo se m'è presa male oggi con sta foto.
to be continued

2 commenti:

  1. Tempo vidi un documentario su cosa, qualcuno fa , ai pulcini che non sono buoni a nulla , il documentario è questo http://www.youtube.com/watch?v=kGBdkeenErA è inguardabile, è vero sono solo pulcini appena nati ma non si può buttarli nel tritacarne VIVI. Non ho la soluzione ma non può essere questa.

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    1. Grande Antonio! questa te la compro. "Non ho la soluzione ma non può essere questa". Promossa a nuova tag per tutte le situazioni che non mi tornano e sono davvero tante.
      Grande ancora.

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